giovedì 4 febbraio 2016

LA CARTAPESTA LECCESE

La cartapesta leccese, a tutt'oggi, fa parte dei simboli della tradizione e della storia del territorio.



Nella storia e a tutt'oggi, infatti, la cartapesta è ancorata alla città di Lecce, un binomio inscindibile.
Legata e connaturata all'architettura barocca, alla grandiosa stagione artistica sviluppatasi durante i secoli XVII e XVIII, e dalla quale prende le mosse e la interpreta, verrebbe da dire, con "leggerezza" e disincanto. Il profondo legame con Napoli, il fervore culturale e politico, la crescita economica segnano la fortuna della città di Lecce, la più "santificata" del Viceregno, con i suoi Santi protettori, le confraternite, oltre, naturalmente, alle decine di chiese, conventi e monasteri.
E' questo il clima che favorisce la grande committenza religiosa e dell'aristocrazia. Forte è la richiesta del sacro, con una città in perenne tensione spirituale. E con una creazione, la cartapesta, come segno di impegno religioso in un contesto conservatore e mistico (fedele, pertanto, ai dettami della Controriforma) eppure, nell'insieme, pagano e libertario, legato al nuovo volto del cattolicesimo riformato. Sicchè, se da una parte l'arte barocca leccese lega la sua fioritura alle locali scuole degli scalpellini della pietra, la famosa "pietra leccese", dall'altra la cartapesta (con la sua straordinaria versatilità di prestarsi a imitare materiali più nobili come argento, marmo o bronzo), riconduce al tempo in cui, grazie soprattutto alla committenza religiosa, aveva determinato una vera nobilitazione del tradizionale esercizio artigiano, che veniva così a identificarsi col fenomeno barocco. Si svelano, così, chiese e palazzi nobiliari, avviluppati nel parossismo di fregi, stemmi, cariatidi, nicchie, archetti, portali. E ancora, puttini, festoni di fruttii, conchiglie, ricami su pietra. Il trionfo dell'effimero che fa da contraltare e accoglie nel suo seno la cartapesta, evocando storie di Santi, Madonne, Cristi e Angeli nelle affollate e polverose botteghe del centro storico.
Ancor oggi è possibile vivere a Lecce questa magica atmosfera nel laboratorio del maestro Claudio Riso, dove si è alle prese con i materiali di sempre: i ferri, la colla, i manichini impagliati, la carta bigia ricavata da stracci. Una tradizione che vuole restare fedele all'esperienza dei grandi maestri, immutabile nel tempo, indifferente ad ogni sollecitazione che non sia la riproposta del bello e del fascino antico.

Nessun commento :

Posta un commento