venerdì 5 febbraio 2016

LE CHIACCHIERE DI CARNEVALE RICETTA

UN DOLCE BUONO DA GUSTARE PROVATELO

La ricetta delle chiacchiere:
  • Kg. 1 Farina 00 tipo forte
  • Gr. 200 Vino bianco secco
  • Gr. 150 Burro
  • Gr. 100 Zucchero
  • Nr. 6 uova misura L
  • Gr. 20 Sale
  • Gr. 10 di lievito in polvere per cottura
  • Miscelare farina, zucchero, sale e lievito. Impastare tutti gli ingredienti aggiungendo il vino e le uova, quando l’impasto risulta liscio e asciutto, aggiungere il burro precedentemente ammorbidito a pomata. Quando si è incorporato in modo omogeneo, porre l’impasto sul banco da lavoro coperto da pellicola e farlo riposare per 30 minuti. Stendere l’impasto molto sottile e tagliarlo a rombi con una rondella ondulata. Cuocere cercando di non far cadere nell’olio molta farina. Quando saranno freddate spolverare con abbondante zucchero a velo. 

giovedì 4 febbraio 2016

LA CARTAPESTA LECCESE

La cartapesta leccese, a tutt'oggi, fa parte dei simboli della tradizione e della storia del territorio.



Nella storia e a tutt'oggi, infatti, la cartapesta è ancorata alla città di Lecce, un binomio inscindibile.
Legata e connaturata all'architettura barocca, alla grandiosa stagione artistica sviluppatasi durante i secoli XVII e XVIII, e dalla quale prende le mosse e la interpreta, verrebbe da dire, con "leggerezza" e disincanto. Il profondo legame con Napoli, il fervore culturale e politico, la crescita economica segnano la fortuna della città di Lecce, la più "santificata" del Viceregno, con i suoi Santi protettori, le confraternite, oltre, naturalmente, alle decine di chiese, conventi e monasteri.
E' questo il clima che favorisce la grande committenza religiosa e dell'aristocrazia. Forte è la richiesta del sacro, con una città in perenne tensione spirituale. E con una creazione, la cartapesta, come segno di impegno religioso in un contesto conservatore e mistico (fedele, pertanto, ai dettami della Controriforma) eppure, nell'insieme, pagano e libertario, legato al nuovo volto del cattolicesimo riformato. Sicchè, se da una parte l'arte barocca leccese lega la sua fioritura alle locali scuole degli scalpellini della pietra, la famosa "pietra leccese", dall'altra la cartapesta (con la sua straordinaria versatilità di prestarsi a imitare materiali più nobili come argento, marmo o bronzo), riconduce al tempo in cui, grazie soprattutto alla committenza religiosa, aveva determinato una vera nobilitazione del tradizionale esercizio artigiano, che veniva così a identificarsi col fenomeno barocco. Si svelano, così, chiese e palazzi nobiliari, avviluppati nel parossismo di fregi, stemmi, cariatidi, nicchie, archetti, portali. E ancora, puttini, festoni di fruttii, conchiglie, ricami su pietra. Il trionfo dell'effimero che fa da contraltare e accoglie nel suo seno la cartapesta, evocando storie di Santi, Madonne, Cristi e Angeli nelle affollate e polverose botteghe del centro storico.
Ancor oggi è possibile vivere a Lecce questa magica atmosfera nel laboratorio del maestro Claudio Riso, dove si è alle prese con i materiali di sempre: i ferri, la colla, i manichini impagliati, la carta bigia ricavata da stracci. Una tradizione che vuole restare fedele all'esperienza dei grandi maestri, immutabile nel tempo, indifferente ad ogni sollecitazione che non sia la riproposta del bello e del fascino antico.

domenica 17 gennaio 2016

TERREMOTO CAMPOBASSO



Sono continuate anche durante la notte le scosse di terremoto nella zona di Campobasso, in Molise. Repliche più lievi - intorno a magnitudo 2.0 - di quella ben più forte di magnitudo 4,3 che ha fattto scendere la gente in strada a Campobasso. La scossa, registrata alle 19.55 dall'Ingv, ha avuto una profondita' di 10 km, e si e' verificata nei pressi di Baranello.   La Sala Situazione Italia del Dipartimento della Protezione Civile si  messa in contatto con le strutture locali del Sistema nazionale di protezione civile. Dalle verifiche effettuate, l'evento con epicentro a 9.6 chilometri di profondità tra i comuni di Baranello, Busso e Vinchiaturo é stato avvertito dalla popolazione, ma non sono stati segnalati al momento danni a persone o cose.  La scossa e' stata accompagnata da un forte boato, avvertita in maniera netta nel capoluogo. Paura soprattutto nei piani alti dei palazzi. La gente si e' riversata in strada, nonostante le temperature rigidissime. La scossa segue lo sciame sismico che ha interessato, negli ultimi due giorni, la provincia di Campobasso.     Tante chiamate ai Vigili del Fuoco di Campobasso ma  nessuna segnalazione di danni: è quanto riferiscono dalla sala operativa del capoluogo regionale del Molise.   Ci sono state altre scosse di terremoto nella zona dopo quella più forte avvenuta pochi minuti prima delle 20. Altri cinque eventi nel giro di un'ora, il più intenso alle 21 con magnitudo 3.4. Nel complesso ieri le scosse sono state 12. Sono intanto in corso verifiche da parte delle forze dell'ordine e della Protezione Civile per verificare eventuali danni. Proprio in Molise, il 31 ottobre 2002, una forte scossa distrusse una scuola elementare a San Giuliano di Puglia (Campobasso), provocando la morte di 27 alunni e della loro maestra.  Governatore Molise, monitoriamo situazione Il governatore del Molise Paolo Frattura sta seguendo personalmente la situazione e si è recato nella sala operativa della Protezione Civile regionale a Campochiaro. "Stiamo monitorando la situazione costantemente - ha affermato - e al momento non abbiamo notizie di danni a persone o cose".     "Le prime verifiche - ha aggiunto Frattura - sono concluse, abbiamo sentito i sindaci e le forze dell'ordine nei comuni che si trovano nel raggio di 10 km. dall'epicentro, ma lo sciame sismico intanto continua, quindi continuiamo a monitorare la situazione. Con me c'è tutta la struttura della Protezione Civile al lavoro. Notizia RAI NEWS.

lunedì 11 gennaio 2016

CHECCO ZALONE DA RECORD!!

Checco Zalone è inarrestabile. "Quo Vado?", diretto da Gennaro Nunziante, con il comico barese 38enne protagonista, in una sola settimana di programmazione nelle sale ha raggiunto un incasso record di quasi 40 milioni di euro. La commedia è salita al quinto posto della classifica dei maggiori incassi nella storia del cinema italiano. Ieri, nel giorno dell’Epifania, ha fatto registrare 5,8 milioni di euro in casse e pare non volersi fermare.


Con "Quo Vado?" Checco Zalone fa di nuovo centro. Il weekend è alle porte. I quasi 40 milioni di euro potrebbero diventare addirittura 50. Il confronto con gli altri film in programmazione è davvero impietoso. "Quo Vado?" stravince e ora nella classifica dei maggiori incassi nella storia del cinema italiano insidia "Che bella giornata", il secondo film della coppia Zalone-Nunziante, fermo a oltre 43 milioni di euro. Il podio formato da "Avatar" (65 milioni), "Sole a catinelle" (52 milioni, ancora Zalone-Nunziante) e "Titanic" (50 milioni) sembra dietro l'angolo...
I quasi 40 milioni di euro di incasso non danno alla testa a Checco Zalone, che, come sottolineato più volte, vuole solo far ridere. Poco gli importa pure di chi lo critica: l'invidia di molti gioca brutti scherzi. Oggi, nonostante il successo, si sente uno normale. "La mia vita è cambiata pochissimo perché sono rimasto la stessa persona", ha confessato a Oggi.

Legato da dieci anni a Mariangela, nel 2013 è diventato papà di Gaia. "Adesso che ho finito il film, mi rimetterò a fare l'amore e magari faremo un altri figlio, un maschietto stavolta", ha rivelato al settimanale. Essere papà, oltre che compagno lo ha cambiato: "Ho sempre la smania di tornare a casa da lei".
Una laurea in legge, l'amore per la musica che compone e molto altro: Luca Pasquale Medici, questo il suo vero nome, è unico, un'artista che riesce a far ridere davvero.

venerdì 4 dicembre 2015

LA LEGGENDA DELLA TARANTA

Il tarantismo o tarantolismo è considerato un fenomeno isterico convulsivo. In base a credenze ampiamente diffuse in antichità nell'area mediterranea ed in epoca più recente nel sud Italia, sarebbe provocato dal morso di ragni
Tale quadro psicopatologico è caratterizzato da una condizione di malessere generale e da una sintomatologia psichiatricavagamente assimilabile all'epilessia o all'isteria. I sintomi sarebbero offuscamento dello stato di coscienza e turbe emotive.


STORIA
Il vocabolo latino taranta o tarantula non deriva, come si sarebbe portati a credere, dal latino classico; le sue prime attestazioni si ritrovano, al contario, nel latino medievale. Una delle più antiche menzioni di un animale con questo nome, non meglio identificato, si ritrova nella Storia delle Spedizioni a Gerusalemme di Alberto Equense, in cui si riporta che l’esercito crociato accampato presso il fiume Eleutheros (oggi Nahr el-Kebir, in Siria) soffrì molto per il tormento del morso delle tarante che infestavano le sue sponde. Nell'XI secolo, anche Goffredo Malaterra e Alberto di Aix riferiscono della presenza di tarante in correlazione all’assedio di Palermo, episodio avvenuto nella seconda metà del secolo XI.
Non vi sono pertanto, all’inizio, né riferimenti alla Puglia, né all’identificazione certa della taranta con un ragno, se non il suggerimento dato dal fatto che si tratta di un animale dal morso velenoso che vive a terra. Del resto, l’ambiguità della denominazione sembra aver tratto in inganno anche le prime comunità scientifiche, e dimostrazione ne è il fatto che Linneo, nella classificazione delle specie viventi del 1758 che divenne poi il modello per la nomenclatura binomiale in uso a tutt’oggi, attribuì questo nome tanto a un rettile (Tarentola mauritanica, il comune geco mediterraneo, peraltro innocuo) quanto a un ragno (Lycosa tarantula o ragno lupo).
Per quel che riguarda l’etimologia, sembra comunque accertato che taranta e la sua versione diminutiva tarantula siano voci d’origine italica, riconducibile al toponimo Tarentum, oggi Taranto: la Puglia sembra pertanto avere comunque un ruolo centrale già nella genesi del lemma.
Il trattato De venenis del fiorentino Cristoforo degli Onesti (seconda metà del secolo XIV) contiene un capitolo, De morsu tarantulae riportato dal De Martino, che sembra essere il più antico riferimento al tarantismo come sindrome da avvelenamento dovuta al morso di un animale, reale o immaginario che fosse.
Il tarantismo si connotò come fenomeno storico, religioso (nel leccese), pagano (nel tarantino, brindisino e materano), che caratterizzò l'Italia meridionale e in particolare la Puglia fin dal Medioevo; visse un periodo felice fino al XVIII secolo, per subire nel XIX secolo un lento ed inesorabile declino. Le vittime più frequenti del tarantismo erano le donne, in quanto durante la stagione della mietitura, le raccoglitrici di grano erano maggiormente esposte al rischio di essere morsicate da questo fantomatico ragno.
Attraverso la musica e la danza era però possibile dare guarigione ai tarantati, realizzando un vero e proprio esorcismo a carattere musicale. Ogni volta che un tarantato esibiva i sintomi associati al tarantismo, dei suonatori di tamburello, violino, organetto, armonica a bocca ed altri strumenti musicali andavano nell'abitazione del tarantato oppure nella piazza principale del paese. I musicisti cominciavano a suonare la pizzica o la tarantella, musiche dal ritmo sfrenato, e il tarantato cominciava a danzare e urlare per lunghe ore sino allo sfinimento. La credenza voleva infatti, che mentre si consumavano le proprie energie nella danza, anche la taranta si consumasse e soffrisse sino ad essere annientata. Tuttavia, nel rito esorcistico erano impiegate anche altre musiche dal ritmo lento e dalla melodia malinconica.
Alla leggenda popolare può essere in realtà legata anche una spiegazione strettamente scientifica: il ballo convulso, accelerando il battito cardiaco, stimolando abbondante sudore e il rilascio di endorfine, favorisce l'eliminazione del veleno e contribuisce ad alleviare il dolore provocato dal morso del ragno e di simili insetti. Non è quindi da escludere che il ballo venisse utilizzato originariamente come vero e proprio rimedio medico, a cui solo in seguito sono stati aggiunti connotati religiosi ed esoterici.
Come spesso accade per i rituali a carattere magico e superstizioso, anche a questa tradizione si cercò di dare una "giustificazione" cristiana limitata, però, alla sola area leccese: così si spiega il ruolo di San Paolo, ritenuto il santo protettore di coloro che sono stati "pizzicati" da un animale velenoso, capace di guarire per effetto della sua grazia. La scelta del santo non è casuale poiché nel libro degli Atti degli Apostoli (At. 28:3-5) si narra come egli sia sopravvissuto al veleno di un serpente nell'isola di Malta.
Il tentativo di cristianizzazione del tarantismo non riuscì però completamente. Infatti, durante la trance le donne tarantate esibivano dei comportamenti di natura considerata oscena, ad esempio mimando rapporti sessuali oppure orinando sugli altari. Per questi motivi la chiesa di San Paolo di Galatina (LE), dove i tarantati venivano condotti a bere l'acqua sacra del pozzo della cappella, venne sconsacrata e San Paolo, da santo protettore degli avvelenati, cominciò ad essere ricordato come il santo della sessualità.
Per quanto riguarda l'alto Salento, il tarantino e il sud barese, pare che il culto di San Paolo non fosse molto diffuso, ma il tarantismo aveva conservato maggiormente il carattere pagano. Quando la persona afflitta dal morso si riteneva guarita, si usava fare un corteo chiamato tarantolesco: si tornava accompagnati dai musicisti sul posto dove la persona riteneva di essere stata pizzicata e lì compiva l'ultimo ballo per quell'anno.
Il fenomeno del tarantismo si è andato progressivamente estinguendo ed è sopravvissuto esclusivamente in determinate zone del leccese, del tarantino e del brindisino. Esso era diffuso nelle province di Lecce, Brindisi, Taranto, nel sud barese, nel Gargano e nella provincia di Matera.
IL TARANTISMO OGGI
La tradizione del tarantismo è in qualche modo sopravvissuta sino ai nostri giorni con la messa-esorcismo del 29 giugno nella chiesa diSan Paolo di Galatina. Tuttavia sono andati progressivamente scomparendo i momenti di partecipazione collettiva e diminuisce sempre di più il numero di persone che si recano alla chiesa per dare luogo al rituale. Il contesto in cui avviene l'esorcismo del resto è radicalmente cambiato: non più la comunità contadina riunita a condividere la stessa esperienza culturale ma solo una folla di curiosi e visitatori lontani dall'atmosfera culturale del rito.
Negli ultimi anni ha preso piede la rappresentazione teatralizzata e rievocativa della danza delle tarantate, da parte di alcuni gruppi musicali e associazioni culturali. Negli anni 1990 e 2000 tradizioni musicali appartenenti al genere della tarantella, in particolare la pizzica, sono tornate alla ribalta ottenendo un grande seguito. Tale riutilizzo di antichi tratti culturali inseriti in contesti completamente differenti e con significati profondamente mutati è un classico esempio di "revival folklorico", fortunata definizione dell'antropologo Tullio Seppilli. Grazie a questa riproposta culturale, il fenomeno del tarantismo ha raggiunto un vasto pubblico anche fuori dai confini del Salento.

venerdì 13 novembre 2015

LAGHI ALIMINI-OTRANTO (LECCE)

LAGHI ALIMINI:

paesaggio naturale e località balneare di Otranto.


A solo 8 km da Otranto, percorrendo la parte nord della litoranea che dalla città idruntina porta verso Torre dell’Orso, si incontra uno dei più bei paesaggi naturali della Puglia e del Salento, l’area dei Laghi Alimini.

Quest’area è formata da due bacini chiamati Alimini Grande, composto daacqua salata, ed Alimini Piccolo, composto da acqua dolce. Situati tra il verde intenso della macchia mediterranea e l’azzurro del vicino mare, i due laghi impreziosiscono il territorio circostante, disponendosiparallelamente al mare, da cui sono separati mediante cordoni di dune. In passato erano collegati tra di loro da un piccolo canale chiamato Lu Strittu, lungo circa 1500 metri ma, ormai è stato rimosso per impedire che le acque di Alimini Piccolo diventassero altamente saline. Originati sicuramente in epoca mesozoica dalla depressione e l’ammorbidimento del terreno, questi due laghi, Alimini Grande e Alimini Piccolo, sono alimentati da sorgenti di acqua dolce e da falde freatiche che, con la presenza del mare e della roccia, contribuiscono alla loro salinità.
Alimini Grande, con 2,6 km di ampiezza e circa 4 metri di profondità, è il lago alimentato dall’acqua del mare Adriatico. E’ circondato quasi completamente da una fascia rocciosa, mentre il tratto settentrionale, viene chiamato Palude Traguano, dove vi sono numerose sorgenti. La principale si chiama Zudrea ed insieme al mare alimenta il lago. La percentuale di salinità del lago è quasi dello stesso valore di quella del mare, perché appunto, il mare confluisce in esso. I fondali del lago sono ricchi di molluschi e una gran parte del fondale è ricco di Ruppia marittima.
Alimini Piccolo, ampio circa 2 km, è costituito quasi totalmente da acqua dolce ed è chiuso al passaggio dell’acqua marina. La sua profondità non supera il metro e mezzo. Le acque del lago sono quasi sempre dolci anche se, durante la stagione estiva, con il fenomeno di evaporazione delle acque, il lago tende a diventare salino.
Il territorio dei Laghi Alimini costituisce un habitat naturalistico importantissimo poiché accoglie diverse specie di fauna e flora tipiche del Salento e per questo è stato dichiarato Zona Protetta Speciale. Tanti sono gli uccelli che si possono osservare poiché la zona è rotta di passaggio per numerose specie migratorie: il falco, l’airone, la garzetta, il lodolaio, il succiacapre, il mestolone, la folaga e tanti altri.
Durante tutto l’anno vivono invece volpi, lepri, conigli selvatici, tassi, anfibi e rettili. La vegetazione intorno ai laghi è la tipica macchia mediterranea, ricchissima di particolari specie, alcune delle quali a rischio estinzione, quali le orchidee di palude che con la loro fioritura catturano lo sguardo di coloro che effettuano un’escursione in un ambiente unico e magico. Nei pressi dei laghi si trovano anche castagne d’acqua, altra specie in via di estinzione in Italia, formata da grossi frutti della stessa sembianza della castagna, ed erba vescica, una pianta carnivora, dotata di minuscoli pettini che appena toccati da insetti, aprono delle vesciche che aspirano al proprio interno le prede.
Parallela ai laghi, c’è la costa attraversata da ricche pinete e arbusti della macchia mediterranea e la spiaggia si raggiunge percorrendo, a piedi o in navetta, sentieri immersi nel verde fra i profumi tipici del ginepro, dello zafferanetto e del timo.
Oltre alla bellezza del patrimonio naturalistico, i Laghi Alimini segnano una delle località balneari più frequentate della costa otrantina. Appena al di là della pineta, si trovano immense distese di sabbia biancacircondate da alte dune di sabbia coperte dalla macchia mediterranea che fanno da cornice ad un mare cristallino e trasparente. Una particolarità delle spiagge è che molte di esse sono raggiungibili soltanto a piedi o con appositi tragitti in navetta.
Da segnalare è la famosissima spiaggia Baia dei Turchi, chiamata così perché sembra che qui fosse il luogo dove approdarono i turchi che poi avrebbero dato l’assalto a Otranto. Essa è un paradiso per gli amanti del mare e delle spiagge incontaminate.
Insomma i Laghi Alimini costituiscono il luogo perfetto dove poter ammirare spettacoli naturalistici incredibilmente suggestivi, oltre che sostare nelle immense pinete della macchia mediterranea e fare il bagno nel cristallino Mar Adriatico.
Una vacanza ad Otranto vi condurrà tra le bellezze dei Laghi Alimini. Scegliete tra le tante proposte di hotel, B&B, residence e villaggi di Otranto.